If Everyone Cared., Tenten, OC!Famiglia di Tenten, Team Gai, nominati vari | Spoiler

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sushiprecotto_chan
view post Posted on 28/3/2010, 12:36




Titolo: If Everyone Cared (link EFP).
Fandom: Naruto.
Personaggi/Pairing: Tenten, OC!Famiglia di Tenten, Team Gai, nominati vari. 
Disclaimer: I personaggi e la storia (ahimé) non mi appartengono, ma sono solo e soltanto di proprietà di Masashi Kishimoto. La fiction non è stata scritta a scopo di lucro, bensì per puro piacere personale.
Avvertenze: One-shot, Spoiler!. 
Genere: Introspettivo, Malinconico.
Rating: Verde. 
Introduzione: Tenten, passato l’attacco di Pain a Konoha ed in mezzo alla ricostruzione di questa, si ritrova a sfogliare un vecchio album di foto. Ed a pensare sugli ultimi avvenimenti.
Note Autrice: 1. Scritta per il One Hundred Prompt Project, con il prompt “Futuro”. 
2. Per il titolo mi sono ispirata alla canzone “If Everyone Cared”, dei Nickelback, che chi vuole può ascoltare qui. Per l’ispirazione si ringrazia anche questo video.
3. La famiglia di Tenten è interamente di mia invenzione ©. Ovviamente, chi desidera trattarla nuovamente può, basta solo che metta i credits e che mi avverti. (: 
Altro: Non so perché ma in tutte le mie fanfiction i personaggi sospirano. XD Ma quanto fiato hanno, in corpo?
Comunque sia, devo ammettere che mi sono divertita a creare la famiglia di Tenten. Qui in realtà sono solo accennati, ma l’idea – la madre cicciotta, più bassa che alta e furba, il padre amante delle armi e dei lavori manuali, fisicamente moro e più alto della moglie, che chiama Tenten “bocciolo”, la sorella maggiore decisa e furba quanto la madre, che però ha già lasciato casa, etc – è qualcosa che mi è rimasta dentro, e mi piacerebbe poter trattare di nuovo questa famiglia, in futuro. 
Per il resto, la fiction è ambientata poco dopo la distruzione di Konoha e subito prima della partenza di Lee, Kiba e Sakura al fine di fermare Naruto ed uccidere Sasuke.
Per la questione della casa ho pensato: nell’immagine del manga il villaggio esplode in maggior parte e la bomba parte dal centro, allora può darsi che alcuni edifici si siano salvati, almeno in parte. E così in questa fiction trovate la casa di Ten ancora intatta – ed i genitori devono ospitare gli amici di famiglia che sono rimasti senza tetto. 
Bon; spero che la fiction sia di vostro gradimento!
Sayonara. (; 

Per la questione di Sasuke: non intendevo e non intendo fare bashing. Ho solo pensato che, a conti fatti, dal punto di vista di Tenten non dev'essere proprio un santone. XD Quindi non fraintendete, in questo caso non sono neppure opinioni personali.
The One Hundred Prompt Project

 

Dedicata a Lyla-senpai, con stima e affetto. 
Grazie. (:

If Everyone Cared.

 

Tenten si avvicinò ai cassetti di quello che una volta era stato il soggiorno, senza troppa fretta. 
Per fortuna o per bontà divina – Kami, grazie – la sua casa, o parte di questa, era stata salvata dalla bomba che aveva travolto il villaggio, così come lo erano stati entrambi i genitori e la sorella.
L’appartamento che avevano si trovava in periferia, quindi la sua famiglia aveva avuto la fortuna di essere tra quelli che a Konoha potevano ancora contare su un tetto – per quanto cadente e distrutto che fosse. Un miracolo. 
La kunoichi sospirò, chinandosi e aprendo il cassetto del mobile davanti a lei.
Pochi tratti della casa erano state risucchiate dal vortice, tra cui parte della zona dedicata alla ristorazione e parte del soggiorno, quindi sua madre le aveva chiesto di aiutarla a mettere a posto la stanza o quello che ne rimaneva. I cocci di vetro e di cemento erano sparsi ovunque, sua madre ormai era abbastanza anziana, e quindi… 
Tenten infilò una mano dentro, prendendo fuori quello che sembrava uno sgualcito album di fotografie.
Erano secoli che non faceva caso a quell'angolo della casa – forse a causa delle missioni che a poco a poco si erano sempre più accumulate, forse per pura e semplice pigrizia – ed ora l’idea di sfogliare di nuovo quegli album le provocava una sensazione strana. 
Chiuse quello che stava osservando e si sedette su una delle poltrone all’occidentale che aveva pulito poco prima.
Sospirò, notando quanto tempo fosse passato da quando sua madre aveva scattato l’ultima foto. Di solito erano lei o sua sorella a farle, magari irrompendo a tradimento in cucina mentre lei stava pranzando con il suo team o facendo le pulizie. 
Tenten non amava farsi fotografare, ma alla fin fine doveva ammettere che le piaceva riguardarsi di tanto in tanto alcuni album creati in passato. Spesso si potevano trovare ricordi che si credeva ormai dimenticati, momenti divertenti della sua famiglia o dei suoi compagni – magari di Lee e Neji, e qui cominciava il divertimento di poterglieli rinfacciare a vita – quindi il tutto le piaceva. Le dava una sensazione piacevole.
Tenten continuò a sfogliare l’album, incappando in una foto del suo team al completo. Il maestro Gai l’osservava fiero, con le mani sui fianchi ed il cipiglio di chi sa cosa farà nella vita. Neji le dava di spalle, l’espressione contrariata ma mai del tutto, mentre stava indicando e forse riprendendo Lee, il quale, invece, stava attaccato allo Hyuuga, con una serietà che non gli si addiceva affatto. 
La kunoichi cercò sé stessa, nell’immagine. Trovandosi, notò che in questa aveva un’espressione esasperata e nell’insieme divertita, mentre si prendeva la testa fra le mani. Probabilmente quella era una delle foto scattate al momento da sua madre, forse qualche anno prima. Fino all’arrivo dell’autunno capitava spesso d’invitare l’intera squadra a mangiare qualcosa, a casa.
Tenten sfogliò nuovamente l’album di foto. Le capitarono fra le mani immagini della sua famiglia, di suo padre che tagliava la legna, sua madre che sorrideva davanti al fuoco, di sua sorella che ghignava verso la sua direzione durante il suo matrimonio, poi ancora la sua squadra, che faceva qualsiasi cosa. Di tanto in tanto vi erano anche istantanee di Ino, magari con Choji e Shikamaru, o di Kiba e Shino ed Hinata, che sorrideva imbarazzata accanto a suo cugino. Sembravano davvero passati secoli. 
Il sorriso della ragazza a poco a poco scemò, ricordando gli ultimi avvenimenti. Se c’era qualcosa che detestava con tutta sé stessa, era la violenza gratuita ed insensata. E durante le missioni che aveva vissuto e portato a termine ne aveva incontrata, e più volte, ma non era mai successa una cosa del genere.
Sasuke – quello che una volta tutti avrebbero potuto chiamare compagno, Sasuke – voleva vendetta, per qualcosa di non comprensibile e troppo assurdo per poterlo definire appieno. L’Akatsuki desiderava entrare in possesso di tutti i Jinkiurichi, e quindi di Naruto, il più potente fra tutti, e per trovare l’ultimo aveva raso al suolo una città, e distrutto molte altre. Per far comprendere il dolore della perdita, aveva detto Kakashi, dando le istruzioni al suo ed agli altri team. 
Shikamaru aveva riferito loro che avrebbero dovuto combattere, che era l’unico modo per mettere fine a questa storia. Mettere fine alle perdite ed al desiderio di vendetta. Tenten ispirò a lungo, espirando poi per quanto ritenne necessario. Era finita dentro a tutto questo, ed ora inevitabilmente era troppo coinvolta per potersene tirare fuori. Immaginare i suoi compagni o i membri della sua famiglia feriti, immaginare Ino o Hinata o Kiba o chiunque altro esanimi, era troppo per potersene dichiarare estranei.
Pensò a Naruto, che un giorno sarebbe diventato Hokage. Pensò a Sakura, l’unica dell’antico trio che aveva finalmente deciso di fare qualcosa. Pensò a Sasuke ed al girone d’inferno che con la sua profonda arroganza e con il suo immane egoismo aveva creato. 
Odiava tutto questo.
Sembrava che facesse tutto parte di un disegno disegnato da un folle, di loschi intrighi di pochi che se ne fregavano altamente dei molti. Pensò ai membri dell’aristocrazia di Konoha, alla vecchia quinta Hokage, l’unica che ne restasse realmente fuori. 
Pensò a Sai, ed a quanto quel ragazzo rischiasse per dar loro informazioni, per aiutare chi amava – Naruto e Sakura.
Tenten alzò lo sguardo dalla fotografia. 
L’amore per la propria famiglia e per i propri amici – l’amore per l’intero villaggio e l’attaccamento ai momenti passati – erano tutto ciò su cui si poteva fondare una soluzione. Tsunade-sama lo diceva spesso, e a quanto pareva le sue previsioni si erano rivelate ben più che buone. Perché nessuno, neppure e tanto meno lei, avrebbe lasciato che avvenisse il peggio.
Tenten sospirò un’ultima volta, alzandosi e rimettendo a posto l’album, pulendo la superficie del mobile con uno straccio, con cura. 
Poi prese la scopa e spazzò lì intorno, finendo di raccogliere la polvere e le macerie in un angolo ed infine rimettendo al suo posto gli oggetti che aveva preso.
«Ten-chan!» 
L’interpellata si voltò, incontrando gli occhi svegli della madre.
«Che c’è, okachan?» 
Questa le sorrise, pulendosi le mani nell’ingombrante grembiule.
«Dormirai qui, stanotte? I tuoi compagni dormiranno qui?» 
Tenten tornò a pulire uno degli scaffali.
«No, okachan, grazie, dormirò nel tendone con la mia squadra. Tu e papà avrete diverse persone da ospitare, dopotutto. Ed io sono una ninja.» 
«Non che non sia una seccatura.» aggiunse poi, sbadigliando. «Non ho dormito niente, ieri notte!»
«Posso immaginare.» disse l’altra donna, osservando la figlia che prendeva le sue cose e che si sciacquava il viso nel lavandino della cucina lì affianco. 
«Ed ora scusami.» Tenten prese un pacchetto. «Devo andare a dare questi a Lee-kun, prima che parta.»
La donna annuì. 
«Salutami papà, quando torna!»
La kunoichi chiuse decisa la porta, mentre si avviava lungo le scale per raggiungere la strada ed i suoi compagni. 
Pensò a suo padre, al modo in cui la chiamava “bocciolo” ed andava a caccia con lei e le insegnava i lavori manuali e l’aiutava a lucidare le sue armi. Pensò a sua madre, al modo in cui quando sorrideva le sue fossette dovute all’età ed alle rughe si distendevano, sulla sua fronte.
Pensò a sua sorella, allo sguardo svelto e furbo, a quanto l’avesse sempre invidiata ed amata, per il suo modo di essere. Pensò a Lee. A Lee, che ora stava per partire verso una missione dalla durata incerta e dal fine utopico, che forse avrebbe fatto la differenza per il loro destino. Pensò a quando dormiva accanto a lui nella tenda improvvisata dopo la distruzione del villaggio, al come il suo respiro fosse ritmato e piacevole. Pensò a tutte le cose che amava del suo modo di essere e per cosa lo ammirava. Pensò a Neji. A Neji, severo con se stesso e con gli altri ma solo apparentemente, a Neji che aveva ammirato fin da subito, a Neji che aveva imparato a conoscere, al suo cipiglio critico che durava persino mentre dormiva, alla sua presenza che faceva sentire al sicuro tutta la squadra anche durante le missioni. Pensò al maestro Gai. Il maestro, esasperante alle volte eppure così pieno di energia, così vivo e forte, con così potenti ideali in corpo, quel maestro che alla fine non era altro che da ammirare, a quel maestro che era sempre accanto a loro. 
Ripensò a tutti i compagni di Konohagakure, uno per uno, agli ideali ed alle persone che la riuscivano a rianimare in missione.
Forse un giorno sarebbe riuscita a vedere la fine di quel girone d’inferno, l’inizio di una nuova e vera era dove nessuno che conosceva moriva o soffriva senza motivo, dove poter nuovamente trovare una speranza concreta a reale, dove non sentirsi più sull’orlo del precipizio, terrorizzati dall’idea di una nuova catena di omicidi, guerre ed intrighi comandati da altri. Forse. 
Intanto il suo compito era quello di portare cibo a Lee e salutare lui, Kiba e Sakura prima che questi partissero.
Il futuro, il futuro si sarebbe visto e vissuto tra breve.

 

*Okachan= mamma (informale). Non chiedetemi perché invece il padre lo chiama semplicemente “papà”. XD Il termine “Otosan” mi sembrava inadatto al discorso.
 
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